Una startup fa la raccolta differenziata che Roma non sa fare

Da qualche mese tra i banchi del Mercato Trionfale di Roma è nata Nonsonorifiuti, prima microrete per la compravendita di materie prime recuperabili ♦

Da qualche mese tra i banchi del Mercato Trionfale di Roma si è insediata una nuova attività che non riguarda la vendita ma l’acquisto. Si tratta della startup Nonsonorifiuti, presentata come “la prima microrete per la compravendita di materie prime recuperabili”, rivolta ai frequentatori del mercato rionale e non solo a loro.
Nonsonorifiuti Funziona così: ci si iscrive fornendo le proprie generalità e da quel momento si possono conferire carta, alcune plastiche, metalli e quant’altro agli operatori del box, che pesano separatamente i materiali e li “acquistano” accreditandone il prezzo su un conto personale che il cliente può consultare on line. Quando il credito arriva a cinque euro si trasforma in denaro contante.
L’impresa in questo modo raccoglie i materiali prima che vengano immessi nel ciclo dei rifiuti, li seleziona e li differenzia nel modo corretto, li rivende infine sul mercato delle materie riciclabili per realizzare il proprio utile.
Il cittadino, da parte sua, non diventa ricco; però sente il suo impegno in qualche misura remunerato da un premio in denaro ma anche – vorremmo dire soprattutto – dal vedere flaconi e scatolette tornare materie prime, sottratti al rischio di finire in discarica o in un inceneritore.
Quanto all’amministrazione locale, essa ha (o dovrebbe avere) anch’essa un bel tornaconto: l’iniziativa sollecita infatti la partecipazione attiva ed è fortemente motivante per i cittadini. Contribuisce a ridurre la mole complessiva dei rifiuti, aiuta a selezionare come si deve, spinge il singolo a raccogliere anche bottigliette e rifiuti che altri abbandonano al degrado nell’ambiente. È un metodo di raccolta che istruisce ed educa sul ciclo di gestione dei rifiuti in modo certamente più efficace dei colorati dépliant distribuiti dall’AMA. Spiega per esempio che le plastiche non sono tutte uguali e che i produttori le distinguono con appositi simbolini triangolari accompagnati da un numero: quanti utenti della municipalizzata ne sono al corrente?
Partecipando a Nonsonorifiuti ci si comincia perciò anche a porre alcune domande sulla raccolta differenziata gestita dal comune: ad esempio, ci si chiede perché vengono indicati come riciclabili i bicchieri e i piatti di plastica usa e getta, ma non le posate di plastica fatte del medesimo materiale (la paradossale spiegazione è collegata all’attività di un certo consorzio istituito per smaltire gli imballaggi, come è spiegato qui).
Viene ancora da chiedersi cosa accada dopo lo svuotamento dei cassonetti, i quali contengono – è sotto gli occhi di tutti – materiali correttamente separati mischiati con oggetti e spazzatura di ogni sorta. La separazione non corretta compromette la qualità e il valore economico dei materiali da riciclare? La filiera prevede un’ulteriore attività di separazione oppure è vero, come tanti vociferano, che spesso la meta ultima è il ricongiungimento in discarica? E quali sono gli effetti concreti di una norma che istituisce “sanzioni fino a 500 euro per chi non utilizza gli appositi contenitori, abbandona i rifiuti sul suolo pubblico o su spazi privati visibili o danneggia il decoro urbano” visto lo stato del territorio? È stata mai applicata?
Il cittadino di buona volontà si fa carico di ridurre al minimo gli imballi, magari scegliendo i prodotti al supermercato con questo criterio; trova posto in casa per cinque bidoni diversi; lava il vetro, le plastiche e i metalli (usa acqua e saponi per farlo), li divide e li “conferisce” secondo le istruzioni; ed è spesso ripagato dal dover buttare il proprio lindo sacchetto in mezzo a vere e proprie minidiscariche da strada. Ogni giorno deve fare appello a un surplus di senso civico per non arrendersi all’andazzo e continuare a fare la propria parte.
03 E allora la domanda vera è: perché l’azienda municipalizzata non organizza la raccolta – fase delicata e qualificante l’intero ciclo – come ha fatto la piccola startup del Mercato Trionfale? Perché non introduce incentivi economici, magari sotto forma di agevolazioni e sconti sulle tariffe? Perché non promuove il moltiplicarsi di punti di conferimento presidiati sul territorio? In fondo per la raccolta della frazione umida si era cominciato a fare così, nei primi tempi dopo la sua introduzione in alcune zone di Roma, collocando furgoncini agli angoli delle strade dove gli operatori dell’AMA davano informazioni e selezionavano i sacchetti prima di accettarli. Poi i furgoncini sono spariti, sostituiti da bidoncini platealmente inadeguati, e il compostabile è stato fagocitato dalla solita indistinta mondezza. Intanto l’azienda municipalizzata sul proprio sito aggiunge al danno la beffa, definendo Roma leader europea nella raccolta differenziata. Ma di cosa parla.
Sarà un’idea eccentrica, ma per affrontare l’irresolubile problema dei rifiuti e del decoro urbano servirebbe almeno considerare la possibilità di togliere i cassonetti dalle strade di Roma anziché comprarne di nuovi, con buona pace del dimissionario sindaco Marino e dei manager dell’AMA.

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